Cleaning dead wood on mugo yamadori

Questo vecchio pino mugo, dopo diversi anni dalla raccolta dedicati al recupero di vigore post trapianto e alla formazione di un pane radicale ridotto, suddiviso e idoneo alla coltivazione in vaso bonsai, è ora pronto per il suo primo stadio di lavorazione per prepararlo alla futura forma Bonsai.

Come prima cosa è stata pulita e trattata l’ampia parte di legna secca.

Successivamente è stata scelta l’angolazione e il fronte migliore modellando la ramificazione primaria e secondaria per consentire la crescita delle nuove gemme nella giusta direzione ed esposizione.

In questo caso non ha senso eseguire una modellatura di dettaglio perché la ramificazione fine è scarsa, anzi deve ancora crescere pertanto anche gli aghi non sono stati puliti per consentire uno sviluppo col massimo vigore mirato alla formazione dei nuovi rametti fini che saranno pronti tra 1/2 anni.

 

 

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Mugo yamadori bunjin-fu

Mugo yamadori bunjin-fu. Dopo alcune stagioni di attecchimento è stato eliminato (trasformandolo in Jin) il ramo grosso e sproporzionato rispetto alla dimensione del tronco. In questo modo è stata migliorata l’armoniosa conicità del tronco.

Paolo ha così sperimentato la tecnica per lavorare il legno secco a strappo rifinendo poi la superficie col bruciatore ed applicando infine il liquido Jin.

Mugo Pine from raw material (part 1)

Questo Mugo è nel mio giardino da un paio d’anni, quando me lo portarono ero molto scettico sul fatto di poterci tirare fuori un Bonsai, con quei 2 rami grossi come pali, ma dopo 2 stagioni di libera vegetazione è arrivato il momento di metterci mano e di valorizzare le sue potenzialità.

Per creare la conicità i due grossi rami vengono trasformati in parti di legno secco e la chioma sarà costruita tutta con il ramo più sottile.

Pulizia Shari

Il termine “shari” indica parti di legno secco sul tronco. Anche in natura, soprattutto in alta montagna, è facile riscontrare sugli alberi parti secche che derivano da urti, frane o disseccamento di alcune parti per cause naturali. In queste zone la corteccia muore o viene strappata ed emerge il legno chiaro sottostante (durame), che rappresenta l’ossatura/il sostegno della pianta.

Il termine giapponese significa appunto osso. Questa caratteristica testimonia le passate ferite, le cicatrici formatesi sull’albero e quindi un ambiente di crescita sofferto. Le parti secche si possono anche creare artificialmente con tecniche specifiche purché appaiano del tutto naturali.

Il legno secco però, esposto all’acqua e all’umidità si degrada facilmente, pertanto è necessario trattarlo e mantenerlo pulito sia per ragioni estetiche ma soprattutto per conservarlo nel tempo ed evitare che marcisca.

Ecco 2 esempi di pulizia su Abete rosso e Gienpro: