Prima esposizione per il mio Tasso

Dopo 5 anni di lavorazione (2016-2021) il mio tasso è pronto per la sua prima esposizione in Giareda.

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Pine’s spring pruning (potatura primaverile)

Con l’arrivo della primavera la natura si risveglia e tutte le piante iniziano il nuovo ciclo vegetativo di crescita per formare nuovi rami e foglie per l’anno successivo.

I pini sviluppano questa crescita in modo particolare: gonfiano le gemme, allungano le candele che poi si trasformano in germogli generando i nuovi aghi.

Nella coltivazione Bonsai la conoscenza di questo processo e del momento giusto per effettuare la potatura primaverile è fondamentale per:

  1. Bilanciare il vigore contrastando la dominanza apicale: fermando le candele più forti a favore di quelle più deboli;
  2. Contenere la crescita producendo ramificazioni fini e suddivise vicine al tronco;
  3. Ottenere nel tempo una ramificazione matura con spessori e vigore uniforme su tutta la chioma.

A seconda delle diverse specie di pino variano i tempi e le modalità di intervento, eccone alcuni:

Pino Silvestre:

Pino Mugo:

Pino Nero:

Pino Rosso (Densiflora):

Pinus Nigra (austriaca) 2014-2020

Ho iniziato il lavoro su questo pino nell’Aprile del 2014 dopo averlo acquistato in un mercato. Era uno yamadori in ciotola con un bel tronco ma i rami erano appena abbozzati, con poche gemme solo in apice ma ben distribuiti. Lo impostai subito per permettere una crescita nelle giuste direzioni. Nel 2015 ho fatto il primo rinvaso e negli anni a seguire l’ho coltivato con le tecniche giapponesi (mekiri /tambaoo) che si usano sui pini neri giapponesi (var. thunbergii) sperimentando un’ottima risposta anche sul pino nero europeo.
Lo scopo di questi anni di coltivazione è stato quello di creare una ramificazione suddivisa ed arretrata rimandando la rifinitura di dettaglio che ho fatto oggi dopo 6 anni dall’inizio del percorso.
La qualità di un Bonsai non dipende solo dal tronco ma anche dalla qualità della ramificazione che deve essere naturale, coerente e la si ottiene col tempo e non con degli artifici fatti di serpentine o giri innaturali dei rami.

Prima fase di sviluppo 2014-2019:

2020: Pulizia degli aghi e 2° modellatura.

Dettaglio dello sviluppo del primo ramo (sashieda):
le 8 gemme del 2014 (si possono contare nella foto) sono diventate 60 nel 2020, mi sono preso la briga di contarle per curiosità.

Pino Mugo Kengai (thick trunk)

Questo vecchio Pino Mugo ha una lunga storia nella Scuola d’Arte Bonsai, fu infatti oggetto di una lavorazione da parte del Maestro Hideo Suzuki per la realizzazione di uno dei video didattici che volle realizzare a metà degli anni ’90 per spiegare lo stile Kengai (con tronco grosso) eseguendo la lavorazione di questo yamadori assieme al proprietario Bruno Mazza. La qualità delle foto è pessima perchè sono shot del video girato in VHS, ma la pianta è ben riconoscibile anche se il ramo più basso è stato tagliato perchè diventato nel tempo troppo lungo. Di recente ho acquistato questo esemplare da Bruno che lo ha sempre coltivato e mantenuto In questi trent’anni, dalla raccolta fino ad oggi. Negli ultimi anni la pianta è stata lasciata libera di vegetare e necessita ora di un nuovo restyling per proseguire la sua storia nella Scuola d’Arte Bonsai.

Prima di iniziare la modellatura la prima operazione è stata quella di pulire i margini degli ampi shari dalla corteccia ormai morta.

 

Mekiri su Pinus Thunbergii

Essendo questa una pianta in formazione il vigore dei nuovi germogli è molto sbilanciato per questo motivo l’intervento è stato suddiviso in 3 step cominciando prima col taglio dei germogli più deboli, dopo 1 settimana ho tagliato quelli medi e dopo 2 settimane ho eliminato i germogli più forti.

Questa diluizione nel tempo dei tagli (2 settimane tra il primo e l’ultimo taglio) genera un ritardo nello sviluppo delle nuove gemme che consente di riequilibrarne la forza e la lunghezza.

1° step: 08/07 – Taglio dei germogli deboli:

2° step: 15/07 – Taglio dei germogli medi e modellatura dei rami bassi:

3° step: 22/07 – Taglio dei germogli forti e modellatura completa dei rami:

Risultato della lavorazione che terminerà in autunno con il taglio degli aghi vecchi e lunghi lasciando (quasi) solamente i nuovi aghi corti su una ramificazione correttamente strutturata. Passaggio da un materiale grezzo ad un bonsai.

Mekiri su Pinus Nigra

Sono alcuni anni che sto coltivando questo esemplare yamadori di Pino nero italiano (Pinus Nigra) applicando regolarmente le tecniche giapponesi che si usano sui pinoi giapponesi (thunbergii e densiflora) ma adattate alla diversa vigoria del Pinus nigra.

Ho iniziato a coltivarlo nel 2014 ed in questi 5 anni gli interventi sono stati mirati a produrre la ramificazione secondaria e terziaria, inizialmente ogni ramo terminava con 2 / 3 gemme come avviene spesso con gli yamadori. L’applicazione delle tecniche di potatura corrette serve invece a produrre una ramificazione ravvicinata e ben suddivisa propria di un bonsai di pregio.

Stato della ramificazione nell’aprile 2014:

In questi 5 anni i rami si sono molto ramificati ma anche quest’anno è necessario applicare il Mekiri per bilanciare il vigore dei rami e ridistribuirlo sulle gemme più interne eliminando alla base i germogli più forti.

La pianta è ancora in formazione e presenta quindi un vigore molto sbilanciato sui vari germogli: quelli all’apice del ramo si sono allungati di 10-12 cm mentre quelli più interni solo di 1/3 cm a seconda dei rami. Il taglio dei germogli più forti consente di redistribuire il vigore sulle gemme interne e produrne di nuove nel punto del taglio.

La differenza di lunghezza è piuttosto evidente, ma all’interno dei rami vi sono molte gemme laterali prodotte dagli interventi applicati negli anni precedenti.

Si osserva bene la tipica forma appuntita della gemma del pino nero che in questo periodo è già perfettamente formata e riconoscibile, cosa che invece non avviene ancora nel Pino Thunbergii.

Rimozione del filo sui Silvestri

Il Pino silvestre è un’essenza vigorosa e che gonfia molto rapidamente i rami, è pertanto controllare attentamente il filo applicato, soprattutto sulle piante giovani e sui rami apicali, già a fine Maggio comincia ad incidere in modo evidente e pertanto rimosso.

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Le piante più stabilizzate, crescendo con meno vigoria possono mantenere il filo anche per più di 1 anno ma il controllo va comunque fatto.